Genesi delle calotte antartiche: nuove ipotesi



Sepolte sotto una calotta di 2,5 milioni di chilometri cubi di ghiaccio, le rocce dell'Antartide occidentale si trovano per la maggiorparte al disotto del livello del mare. I ghiacciai e la calotta di questa porzione di Antartide hanno dunque "i piedi nell'acqua". Se la temperatura degli oceani aumenta, il rischio è che la calotta occidentale possa collassare, causando un aumento del livello marino di circa 6 metri. In collaborazione con la NSF, Christopher Sorlien e Bruce Luydendyk della University of California di Santa Barbara, hanno condotto una serie di analisi sismiche dei fondali marini dell'Antartide occidentale a bordo del rompighiaccio USA Nathaniel B. Palmer. Gli autori dello studio (pubblicato sulla rivista Geology nel maggio 2007) hanno stabilito che 25 milioni di anni fa l'Antartide occidentale era ben più alta sul livello del mare rispetto alla situazione attuale. Questo significherebbe che questa porzione del continente (West Antarctica per gli autori anglosassoni) puo' aver avuto un ruolo importante nella genesi delle calotte antartiche, molto più di quanto si pensasse precedentemente. Forse, altrettanto importante che l'Antartide orientale con i suoi picchi - come i misteriosi Monti Gamburtsev - su cui hanno iniziato a formarsi i primi "nuclei" della grande calotta orientale. Sui fondali dell'Antartide occidentale sono stati osservate tracce lasciate da vasti ghiacciai che un tempo si spingevano molto al largo, "dragando" i fondali, scavando valli e formando morene. Tutte queste prove sono state evidenziate grazie ad analisi sismiche, una specie di "ecografia" eseguita sui fondali marini, in grado di evidenziare strutture geologiche nascoste centinaia di metri sotto il fondale.


FOTOGRAFIE: Bruce Luydendyk/University of California Santa Barbara.

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